Solo: A Star Wars Story

Dico anch'io la mia su Solo: A Star Wars Story, il nuovo spin-off tratto dall'universo creato ormai quarant'anni fa da George Lucas e passato nella (pericolose) mani della Disney. Una lavorazione difficile, che ha portato, com'è noto, al licenziamento dei due registi originari (Phil Lord e Christopher Miller), poi sostituiti dal più rassicurante Ron Howard. Difficile sapere in che misura l'apporto autoriale degli uni e dell'altro sia confluito nel film, fatto sta che il risultato finale è stato controverso e ha diviso pubblico e critica tra soddisfatti e delusi.
Personalmente a me non è dispiaciuto, l'ho trovato un buon film di fantascienza, compatto e ben diretto, che conferma ancora una volta come gli spin-off della serie siano superiori ai nuovi capitoli della linea narrativa principale (il VII e l'VIII, gli unici usciti finora), apportando maggiore linfa ed estro alla saga. Si possono magari obbiettare alcuni aspetti o risvolti della sceneggiatura, che conducono talvolta a situazioni poco credibili e un po' tirate, soprattutto nella parte finale della pellicola in cui la trama scricchiola spesso, rischiando l'incoerenza interna. Alcuni elementi del plot, inoltre, saranno chiari solo a chi conosca approfonditamente il cosiddetto "universo espanso" di Star Wars, ossia quella costellazione fatta di libri, videogames, fumetti, cartoons, etc., che ruota attorno alla saga. Tra questi elementi, ad esempio, c'è il ritorno di un personaggio che si credeva morto, ma non aggiungo altro per non spoilerare troppo a chi non abbia ancora visto il film.
L'unica cosa che mi ha poco convinto è proprio la scelta di Alden Ehrenreich nei panni del giovane Han Solo: sia chiaro che è bravo e la sua dedizione al personaggio totale. Ne ha ricavato un'interpretazione godibile e credibile allo stesso tempo. Il problema sta, però, nell'inevitabile confronto con lo storico Han Solo del grande Harrison Ford, uno dei personaggi principali e più amati della saga. È ovvio e facilmente comprensibile che ogni tipo di paragone tra i due sia non solo impossibile, ma impensabile. Ehrenreich non ha nulla a che spartire con il fascino tenebroso e guascone di Ford. Quindi per potervi realmente gustare il film dovrete fare uno sforzo enorme e cercare di alzare delle paratie stagne nel vostro cervello per "dimenticare" (almeno temporaneamente) il personaggio di Ford. È un'impresa ardua e pressoché persa in partenza, soprattutto se, come me, siete fan di vecchia data della saga. Forse una scelta di casting fisicamente più vicina all'originale sarebbe stata preferibile e avrebbe aiutato maggiormente gli spettatori ad adattarsi al nuovo interprete. C'è chi avrebbe voluto nei panni del personaggio Anthony Ingruber, che aveva già impersonato la controparte giovane di Harrison Ford in Adaline - L'eterna giovinezza (2015) di Lee Toland Krieger e la cui somiglianza fisica e interpretativa con lo Han Solo originale è semplicemente impressionante, come dimostrato in questo video che circola da tempo su YouTube. Vedere per credere. Certo c'è chi sarebbe stato contrario a questa scelta, sostenendo che recitare significa "interpretare" e non "imitare" e il coinvolgimento di Krieger avrebbe rischiato di far scivolare tutta l'operazione in una grottesca caricatura. Non ne sono del tutto convinto, personalmente avrei preferito una soluzione più fedele all'originale. C'è da chiedersi se tutto ciò abbia influito o meno sul flop commerciale del film. In ogni caso Solo: A Star Wars Story vi farà trascorrere un paio d'ore piacevoli e immersive, sempre che sappiate far uso dell'incantesimo "Oblivion" di Harry Potter per cancellare temporaneamente la vostra memoria. Detto questo, dategli un chance.


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