La scrittura cinematografica

Oggi vi parlo di un pratico e interessante manuale, che viene incontro a un'esigenza piuttosto comune a chi si cimenti nella scrittura di un film: come formattare in modo corretto una sceneggiatura. Chiunque abbia infatti provato a fissare su un foglio le immagini che aveva in testa pensando che il film fosse già cosa fatta, si sarà reso conto di quanto invece la scrittura cinematografica sia un'arte complessa e ricca di sfaccettature, che richiede precise competenze tecniche oltre che artistiche. Molto spesso certe situazioni tanto comuni e alla portata di ognuno nella vita di tutti i giorni (una telefonata, un viaggio in auto, la lettura di un messaggio Whatsapp, scene ambientate in più stanze nella medesima location, etc.) sono tutt'altro che facili da rendere in forma filmica. Ciò è vero soprattutto in Italia perché, a differenza degli U.S.A. (dove il cinema è un'industria ed è trattato con una metodica scientifica), qui da noi c'è ancora una concezione molto artigianale della Settima Arte e non ha ancora preso piede un vero e proprio standard: più o meno tutti gli sceneggiatori italiani hanno quindi sviluppato un proprio metodo di scrittura, adattando il modello americano e mettendoci del loro. Io stesso, nello scrivere le sceneggiature dei miei film, ho sempre proceduto applicando quanto appreso in accademia, ossia il metodo hollywoodiano, unito a ciò che ho potuto apprendere dalla lettura di vari manuali tecnici e dall'esperienza pratica del fare cinema. In alcuni casi, però, non essendoci dei riferimenti precisi per determinate situazioni che avevo immaginato, ho dovuto intrecciare tali nozioni con soluzioni che mi sembravano quanto più chiare e pratiche possibili.
L'individuazione e ufficializzazione di uno standard professionale è proprio quello che si prefiggono Annalisa Elba, Claudio Maccari e Roberto Moliterni in Formattare la sceneggiatura - Piccolo manuale di scrittura tecnica, edito da Dino Audino Editore, casa editrice specializzata nella pubblicazione di validi manuali cinematografici e ormai molto conosciuta nell'ambiente. Gli autori hanno proceduto facendo un'analisi di quanto insegnato nei vari testi tecnici e lo hanno intrecciato tanto con il modello americano quanto con la tradizione italiana. A tal fine hanno anche stilato un questionario con precise domande che presentassero situazioni concrete di scrittura e, con la collaborazione della WGI - Writers Guild Italia, lo hanno sottoposto agli sceneggiatori che ne fanno parte. Ciò ha permesso di avere una fotografia dell'attuale situazione e poter quindi fare una media della risposte ricevute.
Ne è derivata un'opera utile e stimolante, sebbene personalmente non condivida tutte le soluzioni proposte e preferisca comunque continuare a utilizzare alcune pratiche tipiche del metodo hollywoodiano. Il manuale è diviso in due parti e impostato secondo una logica molto precisa: una contenente le indicazioni di base per una corretta impostazione e formattazione della sceneggiatura (intestazione, didascalie, dialoghi, impaginazione, copertina, stile di scrittura, etc.); un'altra con soluzioni e problemi tipici che si hanno quando si cerca di tradurre in immagini determinate situazioni che ci si può trovare ad affrontare in fase di scrittura (l'inserimento di una canzone, un dialogo in contemporanea o in lingua straniera, flashback, flashforward, etc.). Questa seconda parte è impostata come un dizionario, in ordine alfabetico, per una rapida consulatazione, anche attraverso un'indice analitico in fondo al volume. Completa il manuale una carrellata sui principali software di scrittura, su cui primeggia, ovviamente, Final Draft.
La chiarezza di fondo e lo stile di scrittura scorrevole, asciutto e preciso, unito a numerosi e simpatici esempi pratici, ne rendono molto piacevole la lettura. Il manuale è consigliatissimo per chiunque si cimenti nella realizzazione di una sceneggiatura, sia esso un neofita o un professionista. Disponibile in libreria e online sul sito dell'editore.

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