Accecato dalla luce

Sulle colonne del "Boston Herald" il giornalista musicale Larry Katz pronunciò una frase destinata a diventare iconica: "Nel mondo ci sono due tipi di persone: quelle che adorano Bruce Springsteen e quelle che non l’hanno mai visto in concerto".
Ed è proprio questo lo spirito che anima Blinded by the Light, letteralmente "accecato dalla luce", il film di Gurinder Chadha ispirato alla vera storia (seppur con licenza) del giornalista del "The Guardian" Safraz Manzoor e alla sua ossessione adolescenziale per Bruce Springsteen. Il titolo della pellicola è lo stesso della prima canzone in scaletta di Greetings from Asbury Park, N.J. (1973), l'album d'esordio del cantautore americano.
Il film, adattamento del libro autobiografico di memorie Greetings from Bury Park dello stesso Manzoor (qui anche co-autore della sceneggiatura), è un vero atto di fede e amore nei confronti di Springsteen, della sua musica e del messaggio in essa contenuto, che ha contagiato e ispirato milioni di persone, generazione dopo generazione, facendo di Bruce la leggenda vivente del rock, un artista e un uomo divenuto talmente influente e rappresentativo a livello mondiale con i suoi testi, le sue canzoni e i suoi concerti, da far pronunciare nel 2016 al Presidente Barack Obama "I'm the President, he's the Boss" ("Io sono il Presidente, lui è il Capo"), in occasione del conferimento a Springsteen della Medal of Freedom presso la Casa Bianca.
Il film, ambientato negli anni '80, è fresco, ricco di genuina fantasia e soluzioni visive originali, come quando Javed (il protagonista), nel corso di una cupa notte tempestosa di pioggia e vento, scopre la musica del rocker del New Jersey e ne rimane folgorato in un crescendo che lo porta in strada con le note e le parole delle canzoni che letteralmente volteggiano attorno alla sua testa. A tal proposito i fan di Springsteen non resteranno certo delusi, perché i brani inseriti nella pellicola non sono pochi, anche se ovviamente si limitano a quelli più conosciuti. Una nota di demerito, di cui non si capisce davvero il motivo in un film di questo tipo, è però la scelta di non sottotitolare le canzoni del Boss, cosa che invece le avrebbe rese più fruibili a chi non le conosce o non è anglofono. Oppure il fatto che quando Javed cita i versi di qualche canzone lo faccia in inglese, mentre a rigor di logica dovrebbero essere tradotti in italiano come il resto della lingua parlata nel film. Una curiosità: nella colonna sonora è presente anche l'inedito I'll Stand by You Always, che Springsteen aveva composto nel 2001 per il film Harry Potter e la pietra filosofale, ma scartata dal regista e dalla produzione, pare, su richiesta della stessa J.K. Rowling. Già questo dovrebbe essere d'insegnamento a chi si abbatte per un qualunque rifiuto ricevuto nella vita: ricordatevi che siete in ottima (e illustre) compagnia.
Non manca un pizzico di humor inconfondibilmente anglosassone, che prende bonariamente di mira i cliché tipici della comunità pakistana da cui proviene il protagonista, creando un'atmosfera piacevole, capace di destare qualche sorriso, non priva però di momenti più "cupi". Un'opera sincera animata da pura passione, che emoziona e a cui si perdonano alcune ingenuità di sceneggiatura e messinscena qua e là. Springsteen è ritratto come quello che effettivamente è e questo appare evidente a chiunque ne conosca il percorso umano e artistico e ne ami la musica, perché per quelle persone Bruce non è un semplice musicista, ma un profeta, un motivatore, un profondo conoscitore della vita con i suoi alti e bassi e dell'animo umano nelle sue molteplici sfaccettature. Intere generazioni sono cresciute con le sue canzoni e hanno trovato in esse ispirazione, forza, energia, intuizione, crescita, un conforto nei momenti difficili per affrontare le vicessitudini quotidiane, gioia, liberazione, felicità. Il sacerdote laico Springsteen ci ha tutti battezzati con l'acqua santa del rock 'n' roll durante i suoi meravigliosi, intensi, irraggiungibili, epici concerti fiume, che negli ultimi anni hanno raggiunto l'incredibile durata di oltre 4 ore e mezza, battendo ogni suo record personale. Veri e propri rituali pagani nel tempio-stadio in cui le coscienze dei presenti diventano un'unica inarrestabile massa di energia carica, densa di amore, commozione, sensualità, libertà che fa vibrare il suolo e la struttura degli edifici che li ospitano (provare per credere: se non ci siete mai andati, fatelo). Ma soprattutto Bruce è "uno di noi", un amico, un confidente che conosce le emozioni che provi, un padre, un fratello dal quale sai che potrai sempre tornare perché non ti tradirà mai. Tutto questo è ciò che scoprirà Javed, che sogna di fare lo scrittore e di fuggire da una famiglia opprimente e dal futuro al quale suo suo padre lo vorrebbe destinare.
Visione assolutamente consigliata a chi, come il sottoscritto, è cresciuto a pane & Springsteen, ma anche a tutti gli altri che forse grazie anche a questo film capiranno perché noi "blood brothers" siamo stati "accecati dalla luce" e da quel momento non abbiamo più smesso di ballare.







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